Spa-Francorchamps: un mito senza tempo

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Spa-Francorchamps: un mito senza tempo

Spa-Francorchamps, il tempio della velocità, si prepara ad ospitare il nuovo capitolo della Formula 1. Domenica 28 luglio si corre in Gran Premio del Belgio, quattordicesima tappa del mondiale, su uno dei circuiti più leggendari al mondo.

Il circuito nasce nei primi anni ’20 su progetto di Jules de Their (proprietario del giornale La Meuse) e del presidente dell’Automobile Club belga Henri Langlois Van Ophem. Il tracciato originale fu ricavato unendo le tre strade statali che collegavano le cittadine di Malmedy, Stavelot e – appunto – Francorchamps; un percorso di circa 14 km, molto veloce per via dei lunghi rettilinei.

Caratteristica, quella della velocità, accentuata ulteriormente dai progettisti con la creazione, alla fine anni ’30, della sezione Eau Rouge-Raidillon, il complesso di curve più leggendario della F1. La sezione dell’Ancienne Douane venne sostituita da una velocissima sequenza di curve destra-sinistra in salita ripida (raidillon, appunto) che “scalavano” un dislivello di 24 metri in 240 metri di pista.  La sezione rappresenta una sfida unica al mondo, che mette alla prova la tenuta di strada delle vetture e il coraggio dei piloti. Si dice che Ayrton Senna abbia affermato: «Se eliminate l’Eau Rouge, mi togliete il motivo per correre».

Nel corso degli anni ’60 e ’70 le vetture, sempre più potenti e aerodinamiche grazie all’introduzione degli alettoni, sfrecciavano su un circuito che  mostrava i limiti di un tracciato ricavato da strade pubbliche. La frequenza degli incidenti, alcuni dei quali con esiti fatali, costrinse a ripensare radicalmente la configurazione del circuito. Decisivo l’impegno per la sicurezza di Jackie Stewart, rimasto coinvolto in un incidente al primo giro durante il Gran Premio del 1966. “Rimasi intrappolato nella vettura per 25 minuti (…) C’era qualcosa che non andava con le piste, le auto, i medici, la prevenzione incendi, e le squadre di soccorso. C’erano anche dossi sui prati che erano rampe di decollo, oggetti in cui ti schiantavi, alberi non protetti e così via. I giovani oggi non lo capirebbero. Era semplicemente ridicolo»

Il nuovo tracciato conservava tratti di viabilità ordinaria del vecchio ma risultava quasi dimezzato nella lunghezza: poco meno di 7 chilometri, diventati poi 7.004 metri complessivi in seguito a più recenti modifiche. Inaugurato nel 1979, il circuito è stato poi nel tempo adeguato ai nuovi standard di sicurezza, soprattutto con l’ampliamento delle vie di fuga.

Lunghi rettilinei e curve veloci, 19 in tutto. La staccata più difficile alla curva 5: dai 320 km/h del rettilineo del Kemmel si scende a 167 km/h in soli 1,62 secondi per inserirsi nella chicane di Les Combes. Serve una forza di 135 kg sul pedale del freno, una sfida da ripetere 44 volte, quanti sono i giri che servono a completare i 308,052 km del percorso.

Il giro più veloce in gara è di Valtteri Bottas su Mercedes nel 2018 (1:46.286) ma il record assoluto del circuito è di 1’41″252 , stabilito da Lewis Hamilton su Mercedes nelle qualifiche del Gran Premio del Belgio 2020. Il pilota che ha vinto più volte? Michael Schumacher, con 6 successi.

Quest’anno, chi sfilerà per primo sotto la bandiera a scacchi?

 

 

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