A 27 anni dalla sua istituzione, meno della metà dei cittadini europei lo conosce e solo il 45% lo utilizza. È il 112, il Numero Unico Europeo di emergenza, disponibile gratuitamente in tutti gli Stati da telefono fisso e mobile: una sala operativa di primo livello che smista le chiamate a quelle di secondo livello. Un’iniziativa che, come testimonia l’ultimo Rapporto Ue sullo stato di attuazione del NUE 112, stenta a decollare e non solo per difficoltà tecniche. In Italia il 112 (gli addetti ai lavori lo chiamano “uno-uno-due”) è operativo ad oggi solo in Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Sicilia orientale e Roma e si sta estendendo a Lazio, Marche, Umbria e Toscana. Dove il NUE è attivo, la chiamata ad uno dei tradizionali numeri di emergenza viene indirizzata automaticamente alla centrale unica che: localizza la richiesta, compila una “scheda digitale” del richiedente soccorso e, soprattutto, filtra le richieste improprie. Quasi la metà delle telefonate ai numeri di emergenza hanno per oggetto richiesta di informazioni a altre motivazioni non urgenti; la centrale NUE “gira” a carabinieri, polizia, vigili del fuoco, ambulanze etc. solo le chiamate relative a reali emergenze, che richiedono un intervento. In Italia il 112 è attivabile anche tramite un’ app “ufficiale” per smartphone: si chiama Where Are U, trasmette automaticamente all’112 alcuni dati sul chiamante, tra cui i numeri di telefono inseriti dalla stessa persona come contatti per le emergenze. L’app è scaricabile da un sito dedicato della regione Lombardia, qui.
112, numero europeo
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