Si torna all’auto privata: mobilità sostenibile e trasporto pubblico locale cedono nuovamente il passo al mezzo “più amato dagli italiani”. Il dato emerge dal 19° Rapporto sulla mobilità Audimob a cura di Isfort e CNEL del dicembre 2022.
Complice una dotazione infrastrutturale molto lontana dalla media UE – praticamente la metà – nel 2022 gli italiani si sono rimessi al volante. Negli ultimi due anni, gli spostamenti a piedi sono calati del 14%, Ancora peggio il trasporto pubblico: a fine 2022, i passeggeri si sono ridotti del -21% rispetto al 2019 e, per la fine del 2023, si prevede una riduzione della domanda del 12% rispetto allo scenario pre-Covid.
Sotto la media europea anche la dotazione di reti ferroviarie urbane, necessarie per ridurre i tempi degli spostamenti con mezzi pubblici. Preoccupanti le percentuali: 40% in meno le metropolitane, 50% in meno le reti tranviarie e quelle ferroviarie suburbane. Forse non è un caso se il tasso di motorizzazione nel nostro Paese è del 67,2%, uno dei più alti d’Europa, con 40 milioni di auto in circolazione sulle nostre strade.
Si torna all’auto privata? Serve una svolta, in tempi brevi. Il PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, prevede un investimento di oltre 60 miliardi di euro per la transizione ecologica. All’interno di questa misura sono state incluse anche risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, come l’acquisto di bus meno inquinanti; ad oggi, l’età media degli autobus in Italia è superiore di circa tre anni alla media europea.
Optare per il trasporto pubblico rappresenta una valida alternativa per la sostenibilità. I numeri sono chiari. Secondo l’Ispra, nel 2019 gli autobus hanno prodotto il 3,1% delle emissioni totali da trasporto, contro il 68,7% delle auto e il 25% dei veicoli commerciali. I treni si fermano allo 0,1%. E in città, dove piste ciclabili, bike sharing e corsie preferenziali lo permettono, si può puntare sulla bici; senza dimenticare che muoversi a piedi a volte può essere più rapido, di certo è più salutare.